Storia
« Qui perenne è l'aprile ed ingemmata
Ride di gigli e rose ogni pendice,
D'un zeffiro vital l'aura felice
Rinverde ognor la sponda innamorata;
Il cielo,a cui bella innocenza é grata,
Il nembo affrena,e la saetta ultrice;
Di queste balze eterna abitatrice
Erra Amistade e in queste balze è nata.
Il campo aprico, la salvetta,il rio,
L'argenteo fonte,l'augellin loquace,
L'ombrosa valle,il rorido pendio;
Se il giorno splende,e se la notte tace,
Suonano ognor con lene mormorio;
Hanno il nido tra noi Virtude e Pace. »
(Cardinale Luigi Tripepi -
poesia Cardeto, mia patria.)

Carditum
terra di cardi
"Carditum", terra di cardi, è un antico centro, situato nell'alta valle della fiumara Sant'Agata, in pieno Aspromonte, a mezza costa del monte Ulis.

In esso, fino alla prima metà del ' 700 è attestata la pratica del rito greco e si parlava anche in grecanico. Casale di Motta Sant' Agata fino al 1783, nonchè di Sant'Agata di Gallina fino al 1806, con la ristrutturazione amministrativa operata da Giuseppe Bonaparte in quell'anno diviene comune autonomo. Fra i momenti della sua storia da segnalare, va ricordato che nel 1563 il paese venne dato alle fiamme per ordine dell’inquisitore spagnolo Pietro Pansa perché sospettato di nascondere eretici.

Nel 1603, ha 70 “fuochi”, cioè nuclei familiari, con 242 anime.
La chiesa del Santo Patrono, San Sebastiano, forse del XVII sec. , è stranamente collocata fuori del Centro Storico. Nel 1595, c’era anche una chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano, nella quale , “per la devastazione della parrocchiale”, viene trasferito il culto dei Santi Pietro e Paolo.
Il fatto è da ricordare perché nella circostanza il Dittereo, Giuseppe Bova, celebrò la messa 'more grecorum'. Altra antica istituzione religiosa, l'abbazia di S. Nicola di Focolica, anch'essa posta fuori del paese e sulla cui rendita il canonico reggino Lelio Furnari Monsolino istituì nel 1643 addirittura una commenda del Sovrano Ordine di Malta.

A tre Km. oltre il paese, andando verso l'Aspromonte, c'è poi il santuario di S. Maria Assunta di Mallamace, un monastero costruito dagli eremiti di S. Maria di Trapezomata in epoca molto remota e poi passato al culto ordinario, dopo la scomparsa di quella importante realtà religiosa.
Nel 1770, ottengono l’approvazione reale gli statuti della Confraternita della SS. Trinità e del SS. Sacramento e di quella del Rosario e del Carmine; nel 1787 quelli della Confraternita del Monte del Morti o del SS. Crocefisso, che però negli anni andranno scomparendo.
Il terremoto del 1783 distrugge la Parrocchiale, ma provoca solo 12 morti sugli 859 suoi abitanti.
1806: gente di Cardeto accorre a Reggio per liberare l’arcivescovo Bernardo Cenicola che era stato sequestrato, per rancori personali, da un gruppo di scalmanati, guidati da un prete di Bova, Giuseppe Vitale.

1896: costituzione della Confraternita di San Sebastiano, tutt' ora operante.
In occasione del terremoto del 1908, due seminaristi cardetesi, Rossi e Falduto, che si trovavano alla Stazione Succursale di Reggio perché dovevano raggiungere Napoli, restarono schiacciati sotto le macerie dell'edificio.
In quella terribile circostanza, che produsse danni gravissimi al paese in morti, feriti e distruzioni, la chiesa parrocchiale crollò nuovamente; sarà ricostruita nel 1934 e ancora danneggiata dall'alluvione del 15?18 ottobre 1951.
Rimase lesionata pure la chiesa di San Sebastiano, che è stato possibile riaprire al culto solo il 15 gennaio 2000.
E’ presente un’altra Confraternita, posta sotto la protezione dell’Addolorata, fondata nel 1942.Nel 1770, ottengono l’approvazione reale gli statuti della Confraternita della SS. Trinità e del SS. Sacramento e di quella del Rosario e del Carmine; nel 1787 quelli della Confraternita del Monte del Morti o del SS. Crocefisso, che però negli anni andranno scomparendo.
Il terremoto del 1783 distrugge la Parrocchiale, ma provoca solo 12 morti sugli 859 suoi abitanti.
1806: gente di Cardeto accorre a Reggio per liberare l’arcivescovo Bernardo Cenicola che era stato sequestrato, per rancori personali, da un gruppo di scalmanati, guidati da un prete di Bova, Giuseppe Vitale.